Riformare la finanza locale per far crescere l’Italia

L’autonomia dei Comuni fa crescere l’Italia. Non è solo la convinzione di chi crede nel ruolo fondamentale dei sindaci nelle comunità territoriali del nostro paese. È la traduzione di un principio costituzionale. Ed è l’opportuno titolo della sesta conferenza sulla Economia e Finanza locale, organizzata il 6 luglio prossimo a Roma da Ifel-Anci. Un appuntamento che si propone di rilanciare la necessità di procedere a una riforma della finanza locale. La legislazione anti crisi ha completamente travolto i principi che erano alla base della legge n. 42 del 2009, di cui non rimangono che le macerie.

Tutto il percorso intrapreso verso il federalismo fiscale deve essere rivisto radicalmente, perché dal 2012 a questa parte tutto è stato manomesso, irrimediabilmente distrutto. Prima dalle esigenze di una economia di guerra che ha spossato la finanza pubblica italiana. Poi da un neocentralismo che ha persino tentato – fallendo con il referendum del 4 dicembre 2016 – di riscrivere la Carta costituzionale.

Perché non proviamo ad archiviare la legislazione della crisi e le fallite velleità di modifica della Carta fondamentale provando invece attuare finalmente quelle norme fondamentali a partire dall’art. 5 che “riconosce e promuove le autonomie locali”. Oggi è sempre più urgente ridefinire una riforma della finanza locale. E forse è più semplice partire da un azzeramento dell’attuale quadro normativo che manca ormai di ogni disegno comprensibile. Dalle macerie dei principi del federalismo fiscale non è possibile intravvedere, se non attraverso un cambio di metodo, la possibilità di uscire da un quadro normativo che oggi sostanzialmente delegittima l’autonomia municipale. Insomma, mi sembra difficile continuare a rattoppare un sistema ormai degenerato, scarsamente comprensibile e privo di un coerente disegno di fondo.

Azzerare l’attuale impianto normativo per avere una nuova normativa, chiara e coerente, fondata però su forti principi che sostengano il ruolo dei Comuni. Occorre quindi proporre il testo di una nuova legge delega sul federalismo municipale, che ricomponga il sistema azzerando l’esistente, senza però trascurare le parti attuate in modo riuscito dalla legge n. 42 del 2009, ovvero l’armonizzazione dei sistemi contabili e per certi versi, fabbisogni standard e capacità fiscali.

Intendiamoci, però, e vorrei ribadirlo: suggerire di riscrivere una riforma della finanza locale, non vuol dire cedere alle sirene di un neocentralismo antistorico e antidemocratico. Vuol dire cercare di adeguare il ruolo dell’autonomia locale, in un contesto nazionale e internazionale che si è modificato. Insomma, il principio di sussidiarietà, anche questo riconosciuto dalla Costituzione, e preteso da un senso di comunità che precede lo Stato, e lo piega alle necessità dei cittadini – e non viceversa – è e deve restare inamovibile. Anzi, ancora più tutelato. Attraverso quei principi che sostengano e garantiscano il ruolo dei Comuni.

La riforma della finanza locale deve introdurre la garanzia della certezza delle risorse e della programmazione; deve indicare i termini perentori in relazione alla assegnazione delle risorse perequative; deve porre un divieto rafforzato di intervento statale su risorse comunali; deve assicurare la trasparenza nel procedimento di determinazione dei fabbisogni standard; deve prevedere il divieto di ripiani statali. E forse altro ancora, ma in questa solida direzione, che è quella che fonda la centralità della convivenza civile sulle comunità e sui territori, e non sulle burocrazie e sulle caste. Lo Stato è al servizio dei cittadini, non il contrario.

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