Contro lo spopolamento delle aree interne

Ieri, a Treia, ha avuto inizio il festival della Soft Economy organizzato dalla Fondazione Symbola e, il mio intervento in veste di Presidente IFEL, fondazione dell’Anci per la finanza locale, ha tentato di ridestare l’attenzione, ancora una volta, su un tema a me tanto caro.

Da una mappatura del 2013 del Ministero della coesione territoriale, ben 1.884 comuni italiani presentano forti tassi di spopolamento e distano almeno 40 minuti di percorrenza dai poli di servizi e mobilità. Bisogna partire da questi territori, dalle piccole città e dai piccoli Comuni che, negli ultimi dieci anni, più di altri hanno risentito della crisi e della politica di austerità, introducendo meccanismi di flessibilità, liberando maggiori risorse, semplificando l’accesso ai fondi europei e rafforzando la capacità amministrativa.

Se a questi comuni aggiungiamo quelli che distano tra i 20 e i 40 minuti di percorrenza i comuni interessati delle aree interne sono 4.216, il 52% dei comuni italiani e il 22% della popolazione nazionale.  E’ ormai necessario cominciare un percorso d’attenzione adeguata alle aree rurali ed interne almeno al pari di quanto fatto nel passato per le aree metropolitane affinché si possa garantire l’accesso ai servizi di interesse primario come scuola, mobilità e salute e contrastando al contempo il fenomeno dello spopolamento migliorando la qualità di vita nei piccoli Comuni.

Il prossimo ciclo di programmazione dei finanziamenti dei Fondi strutturali europei destinerà alle aree interne una riserva del 5% che significa, per la prima volta, 1,5 miliardi di euro ai piccoli Comuni ed alle zone con difficoltà di accesso ai servizi di base ma molta è la strada ancora da fare. Ne discutiamo con l’Anci oggi, a Gornate Olona all’Assemblea nazionale dei Piccoli Comuni.

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