A Coffee Break (La7) per parlare di digitale e burocrazia

Ieri, 14 marzo, son stato ospite di Coffee Break (La7), lo spazio mattutino di approfondimento e attualità condotto da Andrea Pancani. Diversi i temi discussi insieme a Davide Giacalone, Luca Carabetta e Marco Carlomagno.
In agenda, innanzitutto, il memorandum in negoziazione con la Cina, che se da un lato promette indubbie opportunità, dall’altro dovrebbe invitare ad adottare altrettante cautele.

Ma si è parlato anche di salario minimo garantito, di reddito di cittadinanza e di (in)efficienza burocratica. A dare inizio alla riflessione è stata la difficoltà che oggi – a tre anni di distanza dal battesimo normativo che l’ha introdotta – si verifica per ottenere la carta di identità elettronica. Sebbene dal 1 gennaio sia l’unica erogabile, i Comuni arrancano e i tempi di attesa per ricevere la card con chip possono arrivare fino a 4 mesi. Le cause?
Sicuramente i passaggi burocratici hanno fatto lievitare le incombenze e hanno finito per moltiplicare le file agli sportelli con tante, troppe operazioni da effettuare prima di raggiungere l’agognata meta. Contemporaneamente anche il personale amministrativo ha giocato la sua parte, rimanendo talvolta estraneo agli obiettivi di aggiornamento e formazione.

Anche il blocco del turn over imposto a livello centrale si è rivelato dannoso anche per l’incapacità di cogliere le diversità territoriali e le esigenze di personale formato per rispondere alle nuove regole e alle nuove tecnologie. Un esempio su tutti, l’obbligo per le PA di indire gare telematiche. La procedura, introdotta con le migliori intenzioni per garantire trasparenza negli appalti, ha paralizzato il personale non specializzato né opportunamente formato per gestire le piattaforme.

Come ha suggerito un altro ospite della trasmissione – Davide Giacalone – il digitale ha avuto sulla pubblica amministrazione lo stesso potere amplificatore che ha sviluppato in qualsiasi campo. Ha accelerato i percorsi pronti all’accelerazione, ha rallentato tutto quello che era predisposto alle frenate. Il buono è diventato migliore, ma il cattivo è diventato peggiore.

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