Detassare arte e cultura, una serata dannunziana

Lo scorso 6 febbraio ho avuto il piacere di partecipare alla presentazione del manifesto di #CulturaIdentità presso il Teatro Manzoni di Milano. Un movimento culturale fondato da Edoardo Sylos Labini con Alessandro Giuli per la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale italiano e per opporsi al mainstream di una cultura piegata e uniformata al pensiero politicamente corretto. La presentazione ufficiale è avvenuta in occasione della settimana dedicata a Gabriele D’Annunzio, con la messa in scena dello spettacolo “D’Annunzio segreto” (una foto dello spettacolo). “L’obiettivo è quello di creare una rete culturale di centrodestra, che porti avanti un’idea di cultura vitale, non piagnucolosa, dannunziana, parlando alla politica per poter rendere la cultura più popolare possibile” ha spiegato l’ex direttore del settimanale “Tempi”, Alessandro Giuli, co-fondatore di #CulturaIdentità con l’attore  e regista Edoardo Sylos Labini e il drammaturrgo Angelo Crespi.

Undici punti in un manifesto che esibiva undici verbi da abbinare alla cultura: Liberare, Detassare, Educare, Sostenere, Armonizzare, Italianizzare, Sovranizzare, Integrare, Riordinare, Difendere, Giurare.

A me è toccato di esporre i propositi per “Detassare“. Detassiamo la cultura italiana, sottraendola alla mano predatoria dello Stato. Detassare si deve, non solo per l’arte e la cultura. Peraltro ci sono tasse e tasse. Alcune è bene che restino alte, come quelle che colpiscono le esportazioni di opere d’arte: imposta che fu proprio Gabriele D’Annunzio, il vate della serata, a suggerire. Per tutto il resto detassare si deve, per il bene della cultura, per favorire il nuovo mecenatismo che deve avere occasioni per investire sul patrimonio e sul suo sviluppo. La flat tax può aiutare anche su questo versante: e per dovere di cultura è giusto rammentare che la prima flat tax fu imposta a fine Settecento da Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena nel Granducato di Toscana, per livellare le diverse tasse e gabelle che rendevano diseguale il regime fiscale del suo territorio. D’altronde la relazione fiscale da sempre qualifica la relazione tra cittadino e Stato, identifica la tipologia di contratto sociale.

Vuoi ricevere le nostre news prima che vengano pubblicate?
Iscriviti alla nostra newsletter.
Newsletter

Copyright@2017 Guido Castelli | All Rights Reserved