Reddito di dignità, ecco il welfare che nasce dal territorio

L’Italia dei Comuni si conferma il network essenziale per rendere efficiente ogni azione di protezione sociale, rivolta all’inclusione dei più deboli e all’assistenza dei più poveri. Stiamo vedendo il cammino del Rei (reddito di inclusione), che parte proprio dalle domande compilate nei Comuni, stiamo cercando di sperimentare qualche strada ulteriore. Nel mio Comune, Ascoli Piceno, abbiamo varato il Red (reddito di dignità). Una iniziativa integrativa, aggiuntiva, che abbiamo pensato per chi è caduto in povertà, avendo perso il lavoro, avendo da onorare impegni finanziari già intrapresi (come il pagamento di un mutuo). Una iniziativa a favore degli esclusi; meglio, a favore di chi si è ritrovato escluso in modo traumatico dal mercato del lavoro e dalle protezioni connesse. A differenza del Rei, il reddito di dignità (c’è una esperienza avviata in Puglia, e Silvio Berlusconi ne ha parlato anche tra i programmi di governo )prevede una “presa in carico” da parte del Comune che attiverà una serie di progetti che richiederanno un impegno di 18 ore settimanali per una durata massima di 18 mesi. Il contributo per gli aventi diritto sarà di 400 euro al mese. Sarà compilata una graduatoria il cui punteggio si costruisce con parametri originali: non serve solo l’Isee (peraltro doppio rispetto a quello richiesto dal Rei), ma si tratta comunque di un sostegno non cumulabile con altri ammortizzatori sociali ( delibera reddito dignità ). Il Comune di Ascoli ha messo a bilancio 400mila euro per il 2018 e altrettanti per il 2019: circa il 10% della spesa sociale prevista. Uno sforzo che produciamo in un periodo notoriamente difficile per i bilanci comunali; ma è uno di quei casi per i quali orgogliosamente non tagliamo la spesa corrente. Resto convinto che il presidio offerto dai Comuni è essenziale per tutti i cittadini, ma soprattutto per quelli toccati e feriti dalla crisi economica di questi anni.

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