Al convegno I-Com per ricominciare dai territori e dalle città

Ne sono convinto da tempo: il futuro dell’Italia è radicato nel suo territorio. Nei suoi territori, al plurale. Nelle sue città, come ha ricordato Ernesto Auci, non solo deputato della legislatura uscente, ma anche per  molti anni direttore autorevole del Sole-24 Ore: insieme a Domenico Arcuri, ad di Invitalia, a Paolo Bonaretti, direttore generale di Aster e con tanti altri importanti contributor hanno dato vita a uno dei tre tavoli di discussione organizzati da I-Com (Istituto per la competitività), presieduto da Stefano da Empoli, nell’ambito dell’iniziativa #tavoloitalia. Si è parlato delle relazioni tra imprese e territori per lo sviluppo economico e la rinnovata fiducia dei cittadini. Una occasione ghiotta per riflettere e confrontarsi sul futuro del Paese, e sulle possibilità (reali) di una vera ripresa economica e sociale. Ho avuto modo di ricordare il grande contributo dato dagli enti locali nel miglioramento dei saldi di finanza pubblica (la metà dei 25 miliardi risparmiati, secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio); nonché la necessità e la difficoltà insieme di rilanciare gli investimenti pubblici come ho scritto di recente su Huffington Post. L’autonomia locale o diventa il volano della crescita, oppure rischia di ritagliarsi quel mero potere interdittivo (sono stati evocati gli interventi sciagurati della Regione Puglia contro la Tap e contro l’Ilva) che diventa uno dei maggiori limiti contro cui si scaglia l’opinione pubblica. Bisogna correggere quella crisi della sussidiarietà che piomba le ali della ripresa.

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